I libri del 2013

libri 2013

Quest’anno ho letto 35 libri, per un totale di 8678 pagine. Non tantissimi libri, dunque (l’anno scorso erano 43, con tutto il ciclo di A song of Ice and Fire.), ma belli ed importanti. E’ stato un anno di grandi cambiamenti per me, e soprattutto un anno felice. Come al solito, i libri che mi hanno accompagnato sono stati fondamentali, cause primarie e conseguenze delle mie azioni, e hanno fornito senso e direzione e contraltare a ciò che ho fatto e pensato e deciso di fare e pensare quest’anno. Li elenco in ordine di potenziale rivoluzionario personale.

Raw thought, Aaron Swartz

Chi legge questo blog sa che quest’anno ho parlato molto di Aaron Swartz. Nei giorni dopo la sua morte,  ho iniziato a divorare articoli, post e ogni genere di scritto che trovassi su di lui. Con calma, poi, verso giugno, ho iniziato le 1033 pagine del suo blog. Ho già detto qualcosa qui, a riguardo, e ne ho parlato abbastanza da vergognarmi di farlo ancora. Dico solo, e brevemente, che per me Aaron è (è, non era) un modello, un qualcosa che voglio essere anche io, in parte, a mio modo. Non so dirlo con altre parole, ma non ne servono. Hofstadter dice che la coscienza di chi muore rimane nella mente degli altri, e gli altri rimangono in noi anche per quello che lasciano, che hanno scritto, detto e fatto. Ci rimangono quindi questi 444 post di un ragazzo straordinario, che ha moltissimo da insegnare (per metodo, sguardo, pensiero, motivazioni), con pregi e difetti, ovviamente, con tutto ciò che di testardo e ingenuo e semplicemente immaturo poteva avere un’intelligenza sensibile e prodigiosa che ha deciso di finirla a soli 26 anni. Potete scaricare tutto il blog in ebook qui.

Se niente importa, di Jonathan Safran Foer

Ne ho già parlato qui, che è una delle cose più dure e difficili che abbia mai scritto, e non credo ci sia da aggiungere altro. Questo libro mi ha convinto (among other things) a smettere di mangiare carne, e mi ha mostrato un paio di cose che non ho mai voluto guardare sul modo che abbiamo di stare al mondo. Secondo me, da leggere assolutamente.

The 4-hour chef, Tim Ferriss

Mattonazzo di self improvement, a suo modo, per convincere i nerd totali come me che è possibile imparare a cucinare. Ci è riuscito (among other things). Consigliato, ma saltate tranquillamente i capitoli che non vi interessano, ripete le cose 10 volte, e incorpora tutti i suoi libri precedenti, ogni volta.

Mistica senza Dio, Fritz Mauthner

Librettino eretico, oscuro e quasi introvabile (voi scrivete una mail alla casa editrice, e loro ve lo spediscono), ma di una lucidità rara. Si legge in un paio di giorni felici, e distrugge ridendo (ancora meglio: sorridendo) Dio e il linguaggio. Non vi dico altro, ordinatelo qui.

Anelli nell’io, Douglas Hofstadter

Io ho questa cosa con Hofstadter, che lo inizio e lo lascio lì mesi e quando lo riprendo mi rendo conto che decine di idee e concetti e pensieri non erano miei ma suoi (qualche volta viceversa). Sorprendentemente, mi ha fornito uno dei concetti più importanti per la mia conversione alimentare (sempre qui, Definizione di coscienza). Come al solito Hofstadter è verboso oltre il sopportabile, ma le sue idee sono belle e importanti, e le pagine dedicate alla moglie valgono da sole il libro. Pur con tanti difetti, è un libro estremamente onesto, e a Doug non si può non volere bene.

Adelphiana 1971
L’impronta dell’editore, Roberto Calasso
Cento lettere ad uno sconosciuto, Roberto Calasso

A loro modo, 3 (banalmente) splendidi libri sul “capolavoro” Adelphi, su un’idea di letteratura e di lettura che ha dell’insondabile ma che ci piace comunque così. L’impronta dell’editore ripesca ampiamente da articoli e scritti passati, ma vale la pena leggerli tutti in fila, e gli inediti sono bellissimi. Cento lettere ad uno sconosciuto è un particolarissimo, etereo sentiero per toccare l’oscuro cuore adelphiano, e me lo sono goduto enormemente. Come Adelphiana 1971, (ancora più oscuro, se possibile). Non ho ancora messo le mani su Adelphiana 1963-2013, ma siamo sicuramente da quelle parti: un tentativo di ritratto del plurale volto della medusa Adelphi.

Crowdsourcing, Jeff Howe
Open access, Peter Suber

Il primo è piuttosto datato (è il libro che ha coniato il termine “crowdsourcing”), ma è tuttora un lettura fantastica e illuminante. Open access di Suber è, finalmente, il primo libro totalmente dedicato all’accesso aperto alla letteratura scientifica. Suber è uno dei massimi esperti al mondo, e lo stile è chiaro, lineare, e non dimentica nulla. Da leggere, si scarica gratis qui.

L’anello di re Salomone, Konrad Lorenz
Lo zen e il tiro con l’arco, Eugen Herrigel

Piccoli libri per imparare a vivere, non a caso sono entrambi dei classiconi. Proprio belli, tutti e due.

Dei motivi orientali, Vasilij Rozanov
Fato antico, fato moderno, Giorgio De Santillana
La nascita della filosofia, Giorgio Colli

Tre sguardi completamente diversi, rispettivamente, su Egitto (primo) e Grecia antica (secondo e terzo). Rozanov è uno strano cristiano innamorato della religione della vita egiziana (e con vita intendo: sesso), mentre De Santillana ripercorre qui brevemente alcuni temi già trattati estensivamente ne Il mulino di Amleto (che ho comprato dopo aver letto questo). La sua lettura di Parmenide mi sembra enormemente sensata (hint: l’essere è lo spazio euclideo). De La nascita della filosofia non ho capito un cazzo.

A livello di fiction, mi sono goduto moltissimo La vera storia del pirata Long John Silver (un vero capolavoro), La figlia della donna a ore di Stephens (che scrive come un semidio) e La letteratura nazista in America di Bolaño (va bhè, è Bolaño). McCarthy è ovviamente una certezza (Non è un paese per vecchi), anche se Meridiano di sangue è lungo e arido e pesante e freddo. Una sorta di Valhalla rising fatto libro.   

Della Biblioteca di Babele, Lugones è stata una grande scoperta. Sembrerebbe un altro emulo di Borges (il cui numero è legione), se non ne fosse un precursore. Anche Meyrink merita (come tutta la collana, del resto), ma vola molto più basso. Jacob Von Gunten, come molti altre opere profondamente calasso-adelphiane, mi sfugge. Capisco che c’è qualcosa, ma non riesco a capire cos’è (mi accade(va) la stessa cosa con Kafka). Vedremo, tempo al tempo.

Lista completa. Tutti i metadati, eventuali recensioni e giudizio, qui.

  • Raw Thought, Aaron Swartz
  • Il bene comune, Noam Chomsky
  • Anelli nell’io: Che cosa c’è al cuore della coscienza?, Douglas R. Hofstadter
  • La nascita della filosofia, Giorgio Colli
  • Nel paese dei ciechi, H.G. Wells
  • Il Cardinale Napellus, Gustav Meyrink
  • La statua di sale: e altri racconti, Leopoldo Lugones
  • Crowdsourcing: Why the Power of the Crowd Is Driving the Future of Business, Jeff Howe
  • La letteratura nazista in America, Roberto Bolaño
  • La rivoluzione dell’informazione, Luciano Floridi
  • Meridiano di sangue: o Rosso di sera nel West, Cormac McCarthy
  • Open Access, Peter Suber
  • Stile Calvino: Cinque studi, Alberto Asor Rosa
  • Mistica senza Dio, Fritz Mauthner
  • La figlia della donna a ore, James Stephens
  • Lo zen e il tiro con l’arco, Eugen Herrigel
  • Il gatto in noi, William Burroughs
  • Entropia: e altri racconti, Thomas Pynchon
  • Adelphiana 1971, Autori vari.
  • Se niente importa: Perché mangiamo gli animali?, Jonathan Safran Foer
  • Jakob von Gunten: Un diario, Robert Walser
  • Cento lettere a uno sconosciuto, Roberto Calasso
  • La vera storia del pirata Long John Silver, Björn Larsson
  • Non è un paese per vecchi, Cormac McCarthy
  • The 4-Hour Chef: The Simple Path to Cooking Like a Pro, Learning Anything, and Living the Good Life Di Timothy Ferriss
  • Storia naturale del nerd: I ragazzi con gli occhiali che stanno cambiando il mondo, Benjamin Nugent
  • L’impronta dell’editore, Roberto Calasso
  • Da motivi orientali, Vasilij Rozanov
  • Lettere e scartafacci (1912-1957), Roberto Longhi, Bernard Berenson
  • Fato antico e fato moderno, Giorgio de Santillana
  • Lettere alla cugina, Wolfang Amedeus Mozart
  • L’anello di re Salomone, Konrad Lorenz
  • Cristalli sognanti, Theodore Sturgeon
  • Cari italiani vi invidio, Camillo Langone
  • La Chiesa e il Regno, Giorgio Agamben

Glosse ad una storia non scritta dell’Adelphi

Ci sono dei buchi, anche nello splendido ed inesauribile Catalogo Cronologico 1963-2013 dell’Adelphi.

Possiedo infatti un non catalogato “I Classici Adelphi 1963-64“, ovviamente senza ISBN (nasce nel 1967), che è un’Adelphiana ante litteram (il primo sarà del 1971), con scritti di Virginia Woolf, Contini, Hoffmansthal, Valéry, Dossi.

Non c’è riferimento a quella strana collana in copertina rigida, sovracoperta avorio e turchese (quasi gli stessi colori de La pentola dell’oro di Stephens), che comprende alcuni titoli come Macunaima, Storie di Kuno Kohn, anche Il Monte Analogo: ma ho infine scoperto che era una collaborazione con Fabbri Editori.

Né un riferimento alla collana bianca e viola, di due soli numeri poi ripubblicati altrove, disegnata da  Enzo Mari (uno dei due è La vita contro la morte di Norman O’Brown).

Nel ’64 Calasso e i suoi erano già ossessionati dalla tecnologia, e pubblicarono Butler con il suo Erewhon e Ritorno. Cinquant’anni dopo, lo vediamo criticare Kevin Kelly nell’Impronta dell’editore. Le idee sono le stesse (evoluzione ed evoluzionismo della tecnologia), lo scetticismo e il dubbio verso la “tecnica” pure.

Mistero risolto, invece, per un dubbio che mi attanagliava da un po’.  Scopro che nel 1965 Adelphi rilevò le edizioni Frassinelli, fra cui le splendide traduzioni di Pavese: il Moby Dick, su tutti, ma prima ancora fu nel 1970 il Dedalus di Joyce. In maniera decisamente bizzarra, la collana dei Numeri Rossi mantiene intatta la copertina (probabilmente, disegnata da Enzo Mari), ma vediamo alternati i loghi di Frassinelli e Adelphi. Rimane da scoprire quale fu il centinaio di titoli Frassinelli che Adelphi incorporò dentro di sè.

Perchè votare domenica (e votare Civati)

Domenica io andrò a votare alle primarie, e voterò per Civati.
Vorrei spiegare perchè, secondo me, è una buona scelta.

Il punto fondamentale è che queste sono le primarie del Partito Democratico, cioè elezioni aperte a tutti per scegliere il capo del principale partito di centro sinistra italiano.
Non sono le politiche, e non si sta scegliendo automaticamente il candidato premier. Il dopo è da vedersi, e io mi preoccuperei dell’adesso.

Il secondo punto, che è un’altra premessa ma si collega, è che avere un buon partito politico di sinistra giova tutti. L’importanza è sul “buono” e su “politico”: buono significa chiaro, coerente, che faccia quello che dica, che dica quello che faccia e non si perda in troppi compromessi e spostamenti al centro e ambiguità. Politico, in questo caso, significa che il suo obiettivo è la comunità, o meglio il benessere della comunità.
La stessa cosa vale per un (ideale) buon partito politico di destra (good luck with that).

Io credo che Civati soddisfi questi requisiti, cioè sia un’ottima candidatura come segretario del PD.
Per quel che vale (cioè, per me), seguo Civati da tempo (ha il blog da anni), l’ho sentito a Modena, a Bologna, nel confronto tv e mi sono fondamente convinto che è nu bravo guaglione che pensa ciò che dice, che dice ciò che pensa e che dice cose che mi piacciono. Per cui me lo faccio bastare, e credo che soddisfi quel “buono” e quel “politico”. Questo, ovviamente, non significa che per voi li soddisfi.

Ci sono quindi alcuni scenari che vorrei proporre. Ditemi se ne manca qualcuno.

Civati mi piace ma tanto perde:
Se perde, meglio una minoranza rumorosa che non. Meglio che esca a testa alta da una sconfitta, per poter offrire aiuto al vincitore, per poter uscire dal PD e fare un altro partito, per ogni altra ragione. Se perde e male è il caso peggiore. Non c’è motivo razionale per non votarlo se ti sembra il migliore.

Civati mi piace ma il PD no:
Se il PD ti fa schifo (l’hai votato ma ti ha deluso, non l’hai votato e ti ha deluso, vorresti votarlo ma ti delude, non lo voterai mai perchè ti delude a prescindere) Civati è quello più chiaro sul rinnovamento all’interno del partito. Cuperlo è il contrario di quello che vuoi, Renzi una volta era chiaro ma sta incamerando da destra e sinistra tutto ciò contro cui lottava l’anno scorso. Civati è l’outsider, fa l’outsider, e se vince il carro è ancora vuoto, e lo rimarrà (si spera) proprio perchè non c’è tempo per la parata e quelli ci che saltano su (il carro). E’ questo il motivo per cui anche chi ha votato M5S, secondo me, dovrebbe votarlo. Perchè, ricordiamolo, si parla di primarie del PD, non di politiche. E leggete sotto.

Civati mi piaciucchia ma io sono di destra/liberale/radicale:
Il ragionamento è come sopra, ma ricordandoci la seconda premessa.
E’ bene per tutti avere un buon partito di sinistra (come sarebbe averlo di destra).
Civati è un buon candidato di sinistra, chiaro nell’essere di sinistra: di questi tempi, avere qualcuno parli chiaro è di per sè una vittoria. Un esempio (anche qui, per quel che vale): io non ho votato Fare, le scorse elezioni, perchè non condividevo tutti i loro valori. Ma sarei stato contento se avessero preso i voti della destra, perchè Fare era una destra migliore di quella che ci troviamo.
Quindi, credo, è importante per tutti votare per una sinistra migliore, sia che tu sia di sinistra sia che non. Non riesco a pensare come una cosa del genere non possa giovare il moribondo sistema politco italiano (e quindi, di conseguenza, tutto il paese).

Civati non è perfetto, ovviamente, come nessun altro. 
Ma sono giunto al punto di chiedermi cosa dovrebbe dire, ancora, per piacermi, perchè io mi possa fidare, perchè mi “sporchi le mani” cercando di convincere altri a votarlo. Ho quindi deciso che la mia disillusione e il mio innato ed elegante radicalchicchismo possono fottersi, a questo giro. Non è perfetto e ci deluderà, ovviamente, come ci deludono tutti (come tutti deludono tutti).
La sua retorica (mi) è accettabile (che poi quello della retorica è un discorso lungo che non so affrontare; vorrei solo dire che alcuni fra i politici americani che tanto ammiriamo fanno un uso della retorica che per noi sarebbe completamente inaccettabile. Questo tweet di De Blasio da noi sarebbe improponibile perchè ridicolo, per esempio). La sua campagna di comunicazione è ironica il giusto. Non perfetta, ovviamente (con perfetta intendo che deve piacere perfettamente a me).

C’è da ricordare un’altra cosa: se vince, non è detto che sia candidato premier.
Segretario non vuol dire automaticamente candidato premier (e lui lo ha confermato), e sono in molti (al momento, anche io, ma sono combattuto, dipende dai numeri) a volerlo a capo del PD con candidato premier Renzi (che è più vendibile ad un elettorato più moderato).

In ogni caso voi il vostro l’avete fatto, non l’avete mica sposato e potrete dare il prossimo voto, per le politiche, a chi vi pare.

E infine arrivo ad uno dei motivi fondamentali per cui secondo me Civati è un’ottimo candidato per il PD. Cioè che Civati argomenta e spiega.Chi legge il suo blog sa che lui, con tutte le sue lacune, è stato coerente a spiegare cosa ha sempre votato e perchè. Ha dei valori e li declina, e cerca di mantenere un discorso razionale (ovvero un discorso ragionevole, dialettico, che incorpora logica ed emozioni, che ha un obiettivo e cerca di perseguirlo). Magari queste sono impressioni mie, ma in questo secondo me Civati è diverso.

Noi abbiamo un folle bisogno di riportare il discorso politico fuori dalla pancia (in generale, tutti i discorsi).
E’ stato l’enorme peccato di Berlusconi buttare tutto in caciara, e degradare il clima politico di questi 20 anni.
La mia speranza è che con Civati saranno gli altri, per una volta, a doversi adeguare ad un certo tipo di discorso, e ad un certo tipo di temi.

Io spero di non sbagliarmi, e che non sia un caso topico del “meglio nemico del bene”. Spero che lui e Renzi se la giochino al meglio (che Cuperlo non sia pervenuto). E che collaborino, nuovamente, dopo.

Blog belli e blog meno

Vedi a volte il caso: il mio blog compie 6 anni, giusto quando mi metto a parlare di un altro blog (ce ne sarà ancora, non temete). Per chi fosse interessato, qui si trova Raw Thought (il blog bello) in EPUB e altri formati, per leggerlo comodamente su un ereader. E qui un semplicissimo motore di ricerca customizzato per cercarci dentro (l’ho fatto io in due minuti con Google, se sapete come migliorarlo dite pure).

Annotare ebook

Se avete un Kindle, ClippingsConverter è una manna dal cielo.

E’ un servizio online che salva le citazioni che avete evidenziato sul Kindle, e le note che avete scritto. E’ gratuito, è carino, è facile, ed è pure integrato con Evernote. Questo vuol dire che potete sincronizzare tutte le vostre citazioni, potete taggarle, potete cercarle, potete condividerle via web, dato che ogni citazione/nota avrà un permalink.

Se riescono a trovare il modo di importare anche tutto il full text dell’ebook (gestendo una biblioteca come Calibre), diventa una roba indispensabile. Xanadu, arriviamo.