Il Settlement 2.0 di Google è arrivato.
Data la complessità, mi rifaccio a questo sommario di Weinberger, estrapolato da qui. Ho integrato un po’ con il poco che ho capito dal sempre ottimo Grimmelmann (consigliato ai meticolosi e ai legulei).
- Estensione. L’accordo è stato ristretto per i paesi non-anglofoni, dunque vale solo per i libri registrati negli USA, o pubblicati in UK, Australia, Canada. Il cambiamento più grosso, secondo Grimmelmann.
- Opere orfane. Cambio di rotta: i ricavi generati dalla vendita delle opere orfane non verrà più diviso fra autori, editori e Google, nessuno dei quali ha in realtà alcuni diritto su quesi soldi. Verranno inveec utilizzati per finanziare la ricerca degli effettivi detentori dei diritti. La Authors Guild ha infatti affermato davanti ai giudici che il 90% dei detentori potrebbe essere ritrovato, con adeguati finanziamenti. Dopo aver fermato i soldi per 10 anni, il Book Rights Registry donerà i soldi ad enti no-profit che promuovano la lettura pubblica: dunque, forse, biblioteche, programmi di alfabettizzazione, altre biblioteche digitali.
Grimmelmann dice: “Il trattamento delle opere i cui diritti non sono stati rivendicati è il cuore delle promesse e pericoli del settlement—una categoria che contiene anche le opere orfane. Il Settlement 1.0 permetteva a Google di usarle venderle su un proncipio di opt-out (cioè, se non ti piace, sei tu ad uscirne), e il Settlement 2.0 fa lo stesso. Questo da a Google esclusivo accesso ad un segmento di mercato in cui nessun altro pò entrare, e dunque sollevò perplessità sul monopolio“. Nonstante la creazione del UFW, le preoccupazioni rimangono (la questione è complessa, chi è interessato guardi qui).
- Unclaimed Works Fiduciary. Un fiduciario approvato dalla corte, l’Unclaimed Works Fiduciary, verrà creato appposta per gestire diritti e magagne delle opere i cui diritti non sono stati rivendicati.
- Rivenditori. Il Settlement ora afferma esplicitamente che ogni rivenditore di libri potrà vendere l’accesso online ai libri fuori stampa che Google ha digitalizzato, anche le opere orfane. I ricavi saranno divisi come prima, 63% al detentore dei diritti, “la maggior parte di” 37% al rivenditore).
- Biblioteche. Il Registry potrà ora decidere che le biblioteche possano avere più di un solo misero terminale con accesso ai libri scansionati (e questa è un’ottima notizia).
- Creative Commons. E’ riconosciuto l’utilizzo delle Creative Commons: se hai accesso a un libro in CC, potrai riutilizzare anche la versione digitale di Google. Gli autori acquistano maggior potere su quello che Google potrà mostrare.
- Algoritmo dei prezzi. Google specifica meglio come funzionerà l’algoritmo che deciderà i prezzi dei libri fuori stampa, come in un “mercato competitivo”.
Da varie parti si riconosce dunque un passo in avanti, soprattutto per l’aumento della competività e l’accesso. Amazon, per esempio, potrà vendere l’accesso ai libri scansionati da Google come Google stesso, con i prezzi stabiliti dal Registry.
Ma vi sono ancora critiche. Open Book Alliance continua a dire che Google avrà il monopolio sui libri digitali, mentre l’Electronic Frontier Foundation si preoccupa che niente di nuovo è stato proposto per salvaguardare la privacy dei lettori.
Sembra che ancora non ci siamo del tutto. Passi in avanti, ma non sembra che Google e gli altri si siano sbottonati più di tanto.
Me lo aspettavo, Google non poteva mollare dopo tanto casino. Peccato, da una parte, che la violenta spallata data dall’idea iniziale sia gia’ ridimensionata dai confini di uguale-diritto (anglosassone: UK, USA, Canada, Australia?), lasciando fuori gli “altri diritti”. Dall’altra è evidente che sono disposti a fare molte concessioni pur di arrivare in fondo… Una curiosità: dato che l’accordo iniziale prevedeva anche singoli contratti con singoli editori, e dato che pare che Franco Angeli (voci di corridoio, non conosco nessuno all’interno) avesse sottoscritto, primo tra gli italiani, il vecchio settlement: che fine fa?
Serena
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