L’ISTAT ci dice che l’Italia legge poco, pochissimo, e questa è una brutta notizia, e una conferma. If you think education is expensive, try ignorance, diceva quello, e per me è un mantra, una piccola verità da portarsi dentro, nella sua contraddizione. Leggere fa bene alla vita, in sostanza, perchè aiuta a capire il mondo e le persone (che sono il mondo), lo diceva don Milani e lo dice la neuroscienza. Ogni tanto mi rileggo l’intervista a Roberto Roversi (che non ho conosciuto e non conosco, conosco solo quest’intervista, e mi basta), che in tre righe apre elabora e chiude la questione.
Quali [libri] ha tenuto con sé?
“Ma è ovvio, quelli che devo ancora leggere. E anche quelli che voglio rileggere come se fossero nuovi”.
È giusto rileggere?
“A volte indispensabile. Manzoni letto a vent’anni è intollerabile, a cinquanta comincia già a migliorare, a ottanta è eccellente, lo leggi come guarderesti un paesaggio dall’alto”.E poi?
“Qualche classico del Novecento e quelli dei miei vecchi amici: Vittorini, Bassani, Calvino, Volponi… Mi sono necessari per leggere tutto il resto, sono come un machete nella foresta tropicale”.
(che poi, appunto, uno dovrebbe pure smetterla di guardare ai numeri e basta (e magari guardare a cosa si legge, che anche quello ha importanza (non lettori forti, ma forti letture))).
(che poi io ho un’idea molto banale, cioè che la lettura è correlata al trasporto pubblico e cioè i pendolari leggono di più. ci sono un paio di persone interessate a esplorare questa cosa, se sei interessato anche tu, aubreymcfato gmail com.)
Questo post non ha una conclusione.
PS: C’entra poco, ma c’entra: con Tropico del Libro, e vari amici, abbiamo scritto un libercolo digitale sui libercoli digitali, e i perchè e i percome. Prendete e leggetene tutti.
Una opinione su "Qui o si fa (leggere) l’Italia o si muore"