Guarda a tutt’occhi, guarda.
Jules Verne
D’inverno penso che gli alberi, con le loro grinfie, trattengano il cielo dal volare via da noi.
E’ un pensiero inquietante.
Non mi succede d’estate, quando non ci sono geometrie di ghisa a suddividere l’azzurro, ma soltanto innumerevoli particelle di verde che vibrano e ondeggiano, polmoni estroflessi al sole, i tronchi come i canali capillari dei bronchi, le foglie alveoli che inspirano sole e anidride carbonica, espirano l’ossigeno, ciclo opposto al nostro, lentissimo, dentro-giorno fuori-notte, battito sincrono e parallelo, complementare.
E se mi fermo a guardare le foglie, a guardarle veramente, in tutta la loro complessità, a percepire in un colpo le miriadi innumerevoli che non ci è dato sentire, mi sento inondato dal loro numero, dalla mia limitatezza, mi chiedo cosa veda Dio (o Funes…) quando osserva un’albero, una foresta, e ogni albero è foresta, ogni foresta un universo di mondi diversi, visione parusistica, infinito attuale, e cosa sia sapere in che modo l’alacre pazienza delle formiche si infili nel divino e casuale Puzzle, assieme agli insondabili arabeschi delle corteccie, la delicata traslucenza di un’ala di farfalla, l’assurda aerodinamica del calabrone, i vertiginosi volteggi della libellula.
E mi ritrovo sempre a dispiacermi nel sorriso che tutto questo non ci è dato, né libellula né calabrone né corteccia, non ci sarà dato mai, e siamo condannati, o liberati, a vedere solo un pezzo di mondo per volta, e soltanto uno per istante.
E ricordo Perec nel suo voler esaurire un luogo con le parole (e dove riuscì ad arrivare, solo),
e il buon Gadda che vomitava la sua nevrosi intelligentissima, superbamente lucida, poliglotta,
e Borges che componeva cristalli distillando parole,
e la Campo che ape regina secerneva miele e pappa reale,
e Calvino, entomologo e formica, che con sereno e superbo gusto classificava ordinava le raccontava l’universo delle parole e dei racconti, e degli uomini asserviti ad essi…
Mi piace vederli come amanuensi della Visione, raccoglitori instancabili di indizi che il mondo vero sta da un altra parte, ma le prove ci sono, e sono qui, davanti agli occhi di tutti.
Basta volerle guardare.
Ma guardarle davvero.
PS: L’originale si trova qui: http://unaltroluogo.wordpress.com/2008/02/25/2/
W-o-W !!
E’ quello che penso spesso anche io , quando osservo frammenti di natura o quello che noi semplicemente chiamiamo “vuoto”:esistono molte più cose in cielo ed in terra di quante non ne sogni la nostra filosofia . La Verità che non si svela mai per intero , ma lascia intravedere solo bagliori di se stessa .
Ed è vero, la Campo, Borges..etc.. Rendono le maggiori tracce possibili del Visibile, le maggiori sfaccettature del Vero… sono- come dici tu- “Amanuensi della visione”.
comunque il tuo blog è bello , altro che myspace !!! wordpress 4 ever !! ;)
abbracci
V.
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