Wikisource: dove siamo, dove possiamo andare

[in ritardo, ma non è del tutto colpa mia]

A inizio luglio ho partecipato a Wikimedia 2012, annuale conferenza internazionale dedicata al mondo wikip/mediano, e io ho presentato un (lungo) speech dedicato a come Wikisource possa essere intesa una biblioteca digitale, ai suoi punti di forza e ai suoi punti di debolezza, e soprattutto a quello che possiamo diventare.

Se proprio siete interessati, ci sono slides e video:

 

(io sono nella prima mezz’ora, ma anche gli altri interventi sono da guardare)

 

 

Da quella presentazione sono nate/sviluppate/continuate varie cose, molte di queste riassunte in questa pagina, che vorrebbe essere una roadmap globale, un punto dove trovarci (come comunità internazionali) e capire dove vogliamo andare. Non so quanti di voi siano interessati a Wikisource (dalle statistiche sugli utenti, direi molti pochi), ma vi invito a guardare qualche slide/pezzi/di video, e interessarvi, ecco. Si parla di cose tecniche e direzioni di innovazione (risolvere il problema dei metadati, coordinarci con altri gruppi che lavorano con il formato djvu), ma anche di temi più grandi che in generale dovrebbero interessare chiunque lavori in archivi e biblioteche (osservare i meccanismi di altri progetti che fanno crowdsourcing, lavorare sulla transclusione e sulla vision di Xanadu (almeno, le cose che si possono attuare)). Ci piacerebbe, a noi wikisourciani, iniziare a parlare seriamente con archivi e biblioteche per capire cosa possiamo fare insieme e cosa loro desidererebbero da un progetto come il nostro. Credo che ora più che mai sarebbe importante lavorare sugli stessi problemi, condividere strumenti, competenze ed esperienze, non solo a livello tecnico. Per dire, ci farebbe piacere che qualche bibliotecario ci desse una mano sulla struttura dei metadati da adottare per le pagine indice dei libri, ma anche discutere di come importare i dati bibliografici dalle biblioteche nazionali su Wikisource, o capire se i nostri epub funzionano e sono abbastanza buoni per poter essere utilizzati da biblioteche e servizi (e lettori, ovviamente).

Insomma, noi stiamo costruendo una biblioteca digitale, che non ci siano bibliotecari in mezzo è un po’ un paradosso (quindi fatevi sotto)(ovviamente, per qualsiasi cosa, chiede a me (aubreymcfato chiocciola gmail punto com)).

Pubblicato da aubreymcfato

Digital librarian, former president of Wikimedia Italia.

4 pensieri riguardo “Wikisource: dove siamo, dove possiamo andare

  1. A 9:30 ho alzato la mano :)

    Ho già fatto i commenti più frivoli su FB, ma torno qui per sottolineare una curiosità. All’inizio scrivi: “Non so quanti di voi siano interessati a Wikisource (dalle statistiche sugli utenti, direi molti pochi)”
    Ecco, a me oggettivamente interessa molto di più il progetto Wikisource che non Wikipedia. WP è bella e lo sappiamo, ma in WS io vedo veramente del potenziale enorme e forse la cosa più vicina a quello che io concepisco come biblioteca (di Babele) digitale. Mancano forse davvero solo i bibliotecari e i servizi, ma questo può arrivare. Quello che mi manca in questo momento sono due basi.

    Una è la conoscenza: dovrei mettermi a studiare, capire bene come funziona e di cosa c’è bisogno. Ma per farlo ho bisogno di un metodo e di una direzione, e nei ritagli di tempo mi perderei in mezzo alle mille cose che ruotano intorno. Guardare il video di Biasco non mi basta, e leggere la road map mi fa sentire perso.

    La seconda base è ciò che potrebbe darmi il metodo: un progetto e/o un lavoro strutturato dentro cui lavorare e crescere. Io non ho i mezzi per collegare la nostra biblioteca digitale (UniTo) a WS: se mi occupassi di WS non potrei farlo come UniTo, e quindi di nuovo si torna al tempo libero, alla curiosità saltuaria, ecc.

    Ma se uno volesse “lavorare” per Wikisource? (domanda provocatoria ma fino a un certo punto).

    Prometto che mi impegnerò di più adesso!

    P.S.: ovviamente quelle 3 citazioni, pari pari, così messe in fila – Borges, Ranganathan, Minsky – sono precise precise ciò che illumina il mio cammino bibliotecario. I colpi al cuore, mi dai maledetto!

    P.P.S.: Sono riuscito a trovare la fonte della frase di Minsky: è citata da Ray Kurzweil (Raymond Kurzweil, 1990. The Age of Intelligent Machines. Cambridge, Mass.: MIT Press, p. 328) ed è visibile liberamente online qui: http://www.kurzweilai.net/the-age-of-intelligent-machines-knowledge-processing-from-file-servers-to-knowledge-servers. Credo si tratti di una citazione orale perché non ci sono fonti ulteriori. (Non ho letto il libro di Kurzweil, sono proprio andato direttamente alla ricerca di quella citazione lì) (Io la citazione l’avevo scoperta da un articolo di Clifford Lynch)

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    1. Provo a risponderti in ordine:
      * ho provato a pensare molto a perchè Wikisource non sia interessante, e banalmente la mia risposta (c’è anche nel Q&A alla fine del mio intervento) indica il fatto che Wikipedia sia più “semplice” e interessante e creativa come parziale ragione. Scrivere, appunto, di hobby e passioni personali è più divertente che trascrivere oscuri opuscoli del primo novecento. E’ banale ma è così e taglia di molto i potenziali utenti.

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    2. * Citazione: ho fatto il tuo stesso giro, ma non sono mai arrivato a capire l’riginale (sembra un libro ma pare di no…)
      * lavorare per Wikisource: eh :-) Diciamo che al momento la direzione migliore è poter lavorare su progetti di digitalizzazione che poi trovano in Wikipedia e Wikisource smedievabocchi naturali. Nel campo dei GLAM (in generale) la gente è solitamente interessata a Wikipedia per la visibilità e la contestualizzazione (e fanno bene), mentre un *enorme* problema di Wikisource è che la sua userbase è ridottissima: non puoi promettere ad una biblioteca di rileggere/trascrivere i suoi libri se ha solo 6-7 utenti attivi… La Wikisource francese va molto forte ma viaggiano sulle decine, e da anni hanno un migliaio di libri da rileggere donati da Gallica. Un esperimento che stiamo facendo adesso, ridotto, è quello di rileggere testi di vecchie traduzione dal greco e dal latino per il Perseus Project: speriamo che trascrivere testi che poi possono essere usati da una comunità precisa di accademici possa essere utile ad entrambi (per esempio, un prof può chiedere ai suoi studenti di trascrivere/rileggere, o fare semplicemente pubblicità al progetto). Tutto il resto (ipertestualità, metdati, ecc.) è ancora più oscuro e non vedo enormi possibilità di lavoro, anche se qualcosa si sta muovendo. Se riuscissimo a passare i nostri epub, che so, a MLOL sarebbe una cosa bellissima, e potremmo entrare nel giro degli ebook. Inoltre, io spero che in qualche anno ci siano app interessanti per l’*editing* di wikisource sul mobile, che è cosa complicata ma buona e giusta (secondo me).
      Infine, l’unica cosa che posso pensare è il versante accademico: studiare la collaborazione e il crowdsourcing nel discorso ampio delle biblioteche digitali e dihgital humanities mi sembra un filone promettente e interessante (sarebbe il mio se studiassi/scrivessi).

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  2. Per invogliare, responsabilizzare i bibliotecari a collaborare sia personalmente che come istituzione, può essere utile leggere l’articolo di Alberto Petrucciani sulle scorrettezze/furberie che stanno facendo gli editori digitali (inprimis Google) con il materiale fuori diritti http://aibstudi.aib.it/article/view/6326 E’ veramente una situazione molto preoccupante l’accaparramento da parte di privati della cultura.

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