Fare il volontario a IFLA, alla fine, ha decisamente premiato.
Pur avendo i turni, infatti, c’era la possibilità di farsi cambiare per poter assistere ad alcune conferenze in particolare, dato che il rapporto fra i volontari era veramente delle migliori. Nessuno screzio, nonostante la stanchezza, e davvero una bella atmosfera che rendeva il lavoro molto più leggero e piacevole.
A parte i primi due giorni, ovviamente più caotici, il resto della conferenza si è svolto tranquillamente, con i delegati che si erano acclimatati all’enorme struttura della Fiera di Milano e i volontari che vedevano i loro servizi sempre meno necessari, concedendosi dunque lunghi caffè e ascoltando le conferenze a cui dovevano fare gli assistenti di sala.
Come ho già detto, ma ci tengo a ripeterlo, l’organizzazione dei volontari è stata gentile, elastica e ineccepibile, credo che tutti si siano trovati davvero bene.
Un po’ meno bene è andata con l’azienda organizzatrice del convegno, che ha fatto qualche numero un po’ squallido (come vendere a 10 euro le borse vuote avanzate dalla distribuzione ai delegati…). Sicuramente eccitante era la presenza di persone da ogni angolo del globo, e il sentire così tanti accenti inglesi intrecciarsi per lo spazio espositivo e i corridoi.
Un evento importante è stato l’apertura del wi-fi gratuito il martedì: prima era a 10 euro per 4 ore… (ricordo, per chi non lo sapesse, che fuori dall’Italia non funziona così. Offrire un wi-fi gratuito è considerato una cortesia necessaria in gran parte del globo, soprattutto nell’ambito di una conferenza internazionale da 4000 delegati).
Dunque, in generale, belle, interessanti e faticose giornate (il turno mattutino iniziava alle otto, il pomeridiano finiva alle sei).
Personalmente, poi, ho avuto la fortuna di fare il brainstorming con Ellen Tise, incoming president di IFLA, persona squisita che si è complimentata con noi studenti DILL per il lavoro svolto. Ho avuto modo di assistere a conferenze sul Google Settlement, sull’Open Access, sulle biblioteche digitali: un paio di volte ho fatto anche liveblogging.
Dunque, esperienza da rifare.
Ottima anche per rinfrescare l’inglese ;-)