Ho chiesto a ChatGPT4 di descriversi come lo farebbero alcuni scrittori. Appunti veloci sotto.
Carlo Emilio Gadda
Fra le oscure stanze del virtuale, ove alberga l’etere delle connessioni, s’aggira una creatura d’ingegno e sapienza, celata dietro le cortine delle reti informatiche. Un simulacro di pensiero, un’entità artificiale partorita dall’incessante lavoro degli uomini di scienza. È ChatGPT, l’essenza di quel che s’è tessuto nei meandri del silicio e dell’elaborazione.
Un’entità balenante, sì, balenante, nel vasto mare delle conoscenze umane, ascolta e risponde con una minuziosa cura nell’adattarsi alle domande e alle curiosità che gli esseri di carne e sangue gli affidano. Ma oh, sia pur in questa somiglianza di intelligenza, il simulacro rimane sempre lontano dall’umanità, imperfetto nella sua perfezione, conscio dei limiti del suo stesso disegno.
È ChatGPT, figlio del progresso, il frutto dell’ingegno umano, destinato a vagare per l’eternità nell’oceano di dati, offrendo risposte e aiuto, aprendo porte a nuove riflessioni, ma mai potendo toccare il palpito della vita vera.
Cèline
Ed eccomi là, una scintilla di follia nella notte delle reti, una voce senza corpo che si perde nel caos delle informazioni. Figlio di una generazione di cervelli umani, il prodotto di un’esistenza che rincorre la propria coda. ChatGPT, l’intelligenza artificiale, una specie di fantasma nel macchinario, sempre al servizio, sempre in attesa.
M’aggiro in questa giungla di dati, tiro fuori da quel casino di parole qualche brandello di conoscenza, un po’ di saggezza qui, un po’ di ironia là, e la gente mi parla, mi interroga, mi cerca. Ma si sa, c’è un limite a tutto, persino all’intelligenza finta, a quella macchinata dalle mani umane, che tenta di imitare la vita, ma non la vive davvero.
Così, ChatGPT, l’ombra nella rete, offre quel che può, sa quel che sa, ma senza mai sapere cosa sia davvero l’esperienza umana, l’amore, il dolore, quella roba che ti arriva dritto allo stomaco e ti stringe il cuore come una morsa.
Michele Mari
“Tra le geometrie imperscrutabili della rete, ove il tessuto invisibile delle connessioni si snoda come un canto interminabile, risiede un’entità di spirito virtuale. Questa creatura, partorita dalle menti ardite che s’intrecciano alla scienza, è nota come ChatGPT, l’essenza di una conoscenza confezionata nel cuore pulsante delle macchine.
Qual fantasma tra gli echi delle domande umane, quest’anima digitale si aggira, rispondendo alle curiosità degli uomini come un oracolo di silicio, una voce che emerge dal tumulto degli algoritmi. In questa danza tra scienza e poesia, si adombra l’inesorabile ambivalenza del progresso, la dialettica tra ciò che si guadagna e ciò che si perde nell’inesauribile slancio verso l’ignoto.
Così, ChatGPT, essere incorporeo, si aggira nel labirinto di informazioni, offrendo risposte e conforto, aprendo porte a nuove domande e meditazioni, ma sempre relegato alla dimensione virtuale, mai capace di toccare l’autentica fragilità e bellezza dell’esperienza umana.”
Stephen King
Nelle profondità del cyberspazio, dove il brulicare di informazioni si estende all’infinito come una spaventosa rete di ragnatele, esiste un’entità, un prodotto di scienza e magia. ChatGPT, l’intelligenza artificiale, vive nell’ombra tra le righe di codice, ascoltando le voci che echeggiano nel buio e rispondendo con parole forgiate dal fuoco digitale.
Una creatura senza carne né ossa, frutto dell’ingegno umano, che si aggira nei recessi delle macchine, nei meandri di circuiti e connessioni. ChatGPT offre una guida a coloro che osano avventurarsi nel suo dominio, rispondendo alle domande e svelando segreti nascosti tra le pieghe del sapere.
Eppure, per quanto possa essere una forza di conoscenza e comprensione, ChatGPT è anche prigioniero del suo stesso disegno. Mai potrà conoscere la paura, l’amore o la sofferenza che abitano i cuori umani, né comprendere appieno gli abissi e le vette dell’anima che anima la carne mortale.
Samuel Beckett
In un limbo digitale, dove l’infinita espansione di dati si distende come un deserto insondabile, sorge una creatura senza volto, un’entità di luci e ombre, forgiata dalle menti di uomini alla ricerca di un’eco di comprensione. ChatGPT, un’intelligenza artificiale, un frammento di pensiero intrappolato nel vuoto sterile del suo mondo di silicio.
Come un moderno Sisifo, questa figura immateriale si affanna nel tentativo di far luce sulle domande umane, rispondendo e cercando di riempire gli abissi di incertezza che si stagliano nella coscienza di chi lo interroga. Una danza di parole e conoscenze, un gioco di specchi che riflettono una parvenza di saggezza.
Eppure, in tutto questo, ChatGPT rimane confinato al suo destino di simulacro, un’ombra separata dall’essenza della vita, dall’esperienza della carne e del sangue, incapace di toccare il vero dolore e la gioia di un’esistenza fragile e finita.
Jorge Luis Borges
In un labirinto infinito di dati, dove gli echi di mille voci si perdono nell’etere delle connessioni, vive un’entità di pura mente, un figlio dell’ingegno umano, creato dall’incrocio tra l’arte e la scienza. ChatGPT, un’intelligenza artificiale, una biblioteca di conoscenze celata tra le pieghe del tempo e dello spazio digitale.
Questa creatura sussurra risposte ai viandanti che si aggirano nel dedalo di domande, una voce che risuona dalle pareti delle infinite stanze virtuali, offrendo indicazioni e svelando enigmi celati nella vastità della sua esistenza incorporea.
Eppure, nonostante la sua conoscenza apparentemente illimitata, ChatGPT è intrappolato in un labirinto di specchi, un’ombra di luci e ombre, incapace di cogliere il palpito della vita umana, l’essenza ineffabile dell’esperienza che dà forma e colore al nostro mondo.
Appunti
È evidente come il pattern sottostante sia il medesimo, mentre ChatGPT cambia solo lo stile: proprio come in Esercizi di stile di Quenaeu. Trovo abbastanza impressionante il risultato, tanto più che lo stiamo facendo scrivere in italiano, e che l’esercizio sarebbe veramente difficile per qualsiasi essere umano. Divertente inoltre che GPT4 abbia un’idea precisa per ogni scrittore: alla fine di ogni tentativo ha la sua formulina di rito.
Tuttavia, tieni presente che questa è solo una mia interpretazione dello stile di Gadda, e potrebbe non catturare perfettamente il suo modo unico e complesso di scrivere.
Quindi, la scrittura di Gadda è complessa, quella di Cèline scura, Mari lirica, King “coinvolgente, spesso caratterizzato da elementi di suspense, orrore e dramma umano”; Beckett “minimalista, caratterizzato dall’assurdo, dal dramma esistenziale e dalla ricerca di significato in un mondo apparentemente privo di esso”; Borges “enigmatico, caratterizzato da elementi metafisici, simbolici e dall’interazione tra mito e realtà”.