È appena uscito Italiani Digital, progetto di domande e risposte sul digitale messo in piedi dai Digital Champions italiani assieme a Telecom Italia.
Lascio a chi è più competente di me un’analisi del sito e dell’interfaccia (che a me piacciono, anche se il sito fa un po’ le bizze per me che lo vedo con Firefox su Ubuntu).
Mi pare un’idea interessante, come è interessante il fatto che un progetto del genere lo paghi un’azienda. In sè, non sono affatto contrario: da qualche mese lavoro per un’azienda privata su un progetto che vuole essere il più aperto possibile, e avendo lavorato anche per il pubblico credo ci siano moltissimi vantaggi (velocità, libertà, indipendenza, burocrazia quasi nulla, possibilità di chiamare chi ti pare per fare il lavoro come vuoi).
Ma è una situazione che va gestita bene, quindi auguri a chi lo farà, perchè è importante impegnarsi nella maggiore trasparenza e apertura possibile.
Nello specifico del progetto, un paio di suggerimenti a caldo:
- che licenza hanno le risposte?
Una CC-BY-SA potrebbe essere ottima. - perchè non permettere a tutti gli utenti interessati di rispondere?
Data la complessità delle domande poste (e la vastità dei temi), sarebbe bello che i Digital Champions non facessero solo da referenti ma potessero farsi “moderatori” e facilitatori di una più ampia comunità. Le risposte potrebbero essere aperte a tutti, e la comunità potrebbe auto-organizzarsi nello gestire la moderazione, o creare risposte collettive, o usare un sistema di rating per votare le risposte migliori. L’esperienza di StackOverflow (ma anche Academia.se, e AskUbuntu) sono molto promettenti, soprattutto, per quanto mi riguarda, nella libertà e apertura del progetto verso la propria comunità, che è sovrana e collabora per offrire le migliori risposte alle migliori domande. Purtroppo il loro software non si può replicare, ma Discourse, per certi aspetti, potrebbe essere adattato allo scopo.
Notare che per aver risposte collaborative (cioè scritte e modificate da più persone) è buona norma avere una licenza libera (da cui l’ordine dei suggerimenti)).
Mi soffermo sull’unica cosa su cui dissento… Tra l’ingranaggio che macina insieme i critici del finanziamento privato a progetti di utilità collettiva da un lato e i fan dall’altro penso sia opportuno mettere un bastoncino che inceppi e faccia prendere il tempo di una riflessione: esattamente, di che azienda privata parliamo. Non sono un’esperta, ma da cittadina media qualcosa di Telecom ho sentito: aggressive pratiche monopolistiche (tra cui ostruzionismo subdolo alle altre compagnie); collusioni (http://www.lettera43.it/blog/post-politik/senza-categoria/telecom-e-i-capitani-poco-coraggiosi_43675117194.htm); intercettazioni illegali (http://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Telecom-Sismi)… e poi parliamo di una società che mi pare tenga i costi della comunicazione più alti che in tutta Europa (http://www.altroconsumo.it/organizzazione/media-e-press/comunicati/2005/costi-banda-larga-altroconsumo-italia-la-piu-cara-d-europa). Altro che Internet aperto! Pecunia olet quando non si osserva bene chi te la porge, per il resto, viva i mecenati e gli imprenditori saggi!
"Mi piace""Mi piace"