La condivisione di ebook

[ho scritto questo pezzo per il Kit di sopravvivenza del lettore digitale, ebook sull’ebook curato da Tropico del libro e uscito a maggio scorso sotto licenza CC-BY-NC. Lo ripropongo qui. Voi intanto supportare i ragazzi di Tropico votando qui, ci mettete un secondo]

 

Esiste un diritto alla condivisione di ebook?
La risposta è (come sempre): dipende.
Credo sia sacrosanto il diritto di poter mandare ad un amico una mail con allegato un ebook, mentre cosa diversa è condividere la propria collezione di migliaia di ebook attraverso le reti di file sharing…
Ma partiamo con ordine.

Ho usato la parola condivisione non a caso.
È importante capire infatti che, in realtà, nel mondo digitale la parola “prestito” è scorretta. Ed è scorretta, d’altra parte, anche la parola “regalo”.
Nel nostro mondo (quello in cui ci muoviamo, un mondo fatto di atomi pesanti, di oggetti che hanno un peso e sono difficili da trasportare, copie uniche che non si duplicano con un clic) definiamo “prestito” quando prendo un libro dal mio scaffale e lo passo ad un amico, per un tempo finito e definito. Per tutto il tempo che il mio amico terrà con sé il mio libro, io non potrò leggerlo, ne sarò privato. La mia copia ce l’ha lui.
Se questo intervallo di tempo diventa indefinito (cioè se io rinuncio al mio libro, e voglio lasciarlo al mio amico) questo libro diventa un regalo. (Se invece è il mio amico a tenersi il libro, senza il mio esplicito regalo, tecnicamente possiamo chiamarlo furto).
Sappiamo bene che il regalo porta con sé valenze sociologiche importanti (è un dono, una dimostrazione di affetto/amicizia/amore), valenze che il prestito non porta con sé. Fra regalo e prestito (e acquisto e prestito), c’è dunque la discriminante del tempo (cioè del possesso finale dell’oggetto) e della disponibilità (se ce l’hai tu, non ce l’ho io).
Nel mondo digitale, tutto questo è enormemente più confuso. Se ti presto il mio ebook, io avrò sempre a disposizione la mia copia. Perché nel digitale le cose si moltiplicano (i libri come i pani e i pesci).
È dunque un regalo? Non proprio. Nel regalo io mi privo di qualcosa (del mio libro, o dei soldi spesi per acquistarlo) per darlo a te. Qui, come detto, a me il libro rimane. La condivisione digitale è dunque diversa: entrambi manteniamo il possesso, entrambi abbiamo disponibilità.
Credo che questa premessa sia importante per riflettere sul “diritto alla condivisione” (e da qui in poi, mancando una parola migliore, useremo proprio “condivisione”).
Ci sono molti fattori che entrano in gioco, quando si parla di condivisione digitale.
Quanto il mio comportamento mi rende un buon amico/collega/vicino?
Sembra una domanda stupida, ma sarebbe davvero un brutto mondo se il nostro collega di scrivania non ci prestasse il suo temperino o la penna o 35 centesimi per il caffè. Sarebbe un mondo ancora più brutto se amici o addirittura parenti non lo facessero. La nostra vita quotidiana è intrisa di piccoli e grani episodi di collaborazione e condivisione.
Questo è un aspetto importante. Quanto la mia condivisione (o assenza di) mi rende un buon membro della mia comunità?
Trent’anni fa, questa domanda se la pose anche Richard Stallman, un programmatore e hacker del MIT. Era un momento di passaggio capitale, in cui le aziende che facevano software iniziarono a chiudere il codice sorgente (che prima di allora era sempre aperto e disponibile) e chiedere licenze per l’uso (che è poi il sistema che usiamo oggi).
Messo di fronte al dilemma se smettere di condividere il proprio codice (leggi: la propria conoscenza) per venderlo, Stallman scese la via più difficile e ambiziosa, e fondò il movimento per il software libero. Una scelta che ha alla fine cambiato il mondo come lo conosciamo (vi dicono niente nomi come Linux, Android, Wikipedia?)
Non affronteremo tutta la storia, ma qui, allora come adesso, c’è in gioco il concetto stesso di essere un buon membro della propria comunità (e del costruire ecosistemi di collaborazione e condivisione, se vogliamo).
Ma non divaghiamo.
Stavamo riflettendo sulla condivisione digitale di ebook.
Un’altra buona domanda potrebbe essere: quanto la mia condivisione è sostenibile” per il mercato? Ogni lettore è un consumatore, e ogni azione è politica. Non ci sono risposte facili. Comprare, condividere, prestare (nella carta e nel digitale) sono azioni viste diversamente dai diversi attori. Ci sono i diritti e il punto di vista degli autori, delle case editrici, ma anche delle biblioteche e dei lettori. C’è la comunità allargata, come dicevo prima. Se la pirateria va ad intaccare il legittimo guadagno (e sostenibilità) di un intero settore, dobbiamo pensarci bene prima di minare alle basi un’industria (quella editoriale) che è poi quella che ci dà da leggere.
Gli ebook rendono anche il mondo della lettura più liquido e incerto.
Se per esempio ho il diritto di mandare ad amici degli ebook in allegato, posso anche fare una piccola cartella condivisa sul web (tipo Dropbox) e condividere dei libri per me importanti?
Cosa dire di quei siti (non vi preoccupate, non vi dò il link) che rendono scaricabili libri per la maggior parte fuori catalogo ma ancora sotto copyright? Aiutano o meno la letteratura? Banalizzano o incentivano la lettura e l’acquisto? Spingono la bibliodiversità o ammazzano le case editrici? È giusto togliere il DRM (social o Adobe) dai libri?
La risposta non è certamente facile da dare, e le stesse case editrici (soprattutto in Italia) hanno enormemente ritardato l’innovazione digitale per la paura di finire come l’industria discografica (cioè, male). Giusto per amor di complicazione, potremmo ancora ricordare differenze sostanziali fra musica e libri. Noi leggiamo libri in maniera differente di come fruiamo musica. E i tempi sono solitamente diversi (mi verrebbe da dire che, mediamente, leggere è più impegnativo di ascoltare, almeno in termini di tempo). Forse (ma dipende) avere a disposizione gigabyte di musica scaricata da internet non è come avere a disposizione gigabyte di ebook. Potrei avere di fronte intere biblioteche digitali di libri senza avere il tempo (e la voglia) di leggerne che una dozzina all’anno.
Personalmente, credo che questo non giustifichi chi in mala fede lucra sul diritto d’autore altrui, ma forse dovremmo ridimensionare un pochino la paura delle case editrici…
Ma non divaghiamo.
Se vi aspettavate delle risposte, immagino non le abbiate trovate.
Regole fisse non ce ne sono. La mia regola personale (soggettiva e opinabile) è trovare un equilibrio. Se la mia condivisione mi rende un buon amico, favorisce una collaborazione, è orientata a pochi amici selezionati e posso ragionevolmente pensare che non danneggi l’editore, allora condivido. Tolgo anche il DRM, se necessario (per il social DRM, tenetelo, se orientato a una stretta cerchia di amici. È anche un modo per dire che il libro l’avete comprato voi, una sorta di ex libris digitale).
Però non metterei su un server gigabyte di ebook sotto diritti (lo faccio invece con libri di pubblico dominio, su Wikisource). Condivido con gli amici, prima di tutto.
Credo che il concetto di comunità, di collaborazione, sia un’ottima guida per quel che riguarda la collaborazione. Devo pensare alle conseguenze del mio gesto, positive e negative. Poi (poi) clicco Invio.

Nota a margine.
Sono molto più estremista riguardo alla letteratura scientifica, agli articoli accademici o monografie a cui può accedere solo chi fa parte di una buona università. È un discorso lunghissimo, che non farò, ma la mia posizione qui è sempre di condividere con amici e con chi vi chiede, se voi potete accedere e lui no. Qui è un discorso di democrazia, davvero.
Ma non divaghiamo.

Sitografia
Abbiamo parlato di condivisione di libri elettronici coperti da diritti d’autore. Ma ci sono libri che si possono prendere e scaricare e passare a chiunque, legalmente, perché il loro copyright è scaduto. Sono decine di migliaia, e da tempo (dal preistorico 1971) esistono siti e biblioteche digitali che permettono di leggere e rileggere questi classici fuori copyright. Ecco alcune biblioteche libere:

Un elenco più aggiornato ed esauriente è qui. Allo stesso link è possibile trovare informazioni e approfondimenti su vari punti che abbiamo solo sfiorato (come l’annosa questione dei DRM). Sulla storia di Richard Stallman, potete leggere il Codice libero di Sam Williams (disponibile anche in EPUB). Sul concetto di condivisione e pirateria, e sull’importanza di entrambe, consiglio anche Elogio della pirateria di Carlo Gubitosa.

Pubblicato da aubreymcfato

Digital librarian, former president of Wikimedia Italia.

4 pensieri riguardo “La condivisione di ebook

  1. D’accordo su tutto (riga per riga, parola per parola, lettera per lettera). Avrei cambiato solo questa parentesi:
    (vi dicono niente nomi come Linux, Android, Wikipedia?)
    mettendo:
    (vi dicono niente nomi come (GNU/)Linux, Firefox, Wikipedia?)

    C

    "Mi piace"

Lascia un commento