Mi piacerebbe trovare le parole per farlo (spolier: non le troverò), chè è un discorso impegnativo e un concetto/idea che mi trascino embrionale da un po’ (là in fondo, dietro l’orecchio destro), ma io credo, in sostanza (credo: atto di fede, non ci ho riflettutto abbastanza, non ne sono certo, mi fido del mio intuito, ma posso sbagliare) che se gratuitamente uno riceve plausi, gradimento, stima dalla gente perchè ha un blog o scrive bene o è un giornalista affermato o qualsiasi forma di successo che comporta, equipollente, visibilità (e quindi mi vedono e quindi mi ascoltano, e quindi potere, influenza), allora, ecco, uno deve accettare stoicamente l’equa ripartizione di critiche, appunto, gratuite, acnche, spesso, che gli provengono dalla stessa schiera di lettori, udenti, pubblico.
E questo è un discorso che facevo a me stesso cinque minuti fa, leggendo questo pezzo di Jumpinshark (che alla fine della lettura e conseguente/parallela rifelssione, definisco “bello”), per spiegare (sempre a me stesso), che ha senso criticare Il Post per aver scritto gli articoli in difesa di Oscar Giannino (che ritengo giusti (non del tutto, ma non sottilizziamo)) e contemporaneamente non aver scritto relativi articoli sul massacro di Firenze (che è la tesi del pezzo sopralinkato).
E questo perchè se in un atto di sdegno si schiera contro l’imbecillità e il fascismo di lanciatori di pomodori, è giusto ed equo che se non scrive con lo stesso sdegno di qualcosa di ben più grave (e imbecille, e fascista) qualcuno glielo faccia notare, soprattutto se se il blog giornalistico più letto d’Italia. Perchè le cose buone che non facciamo valgono come (e spesso più) delle cose buone che facciamo, e l’assenziale è visibile agli occhi, ogni tanto.
E comunque:
Samb Modou, ucciso a 40 anni.
Diop Mor, ucciso a 54 anni.
Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike, feriti, e speriamo che si riprendano.