San Pietroburgo (o “Leningrado for dummies”)

Di seguito un caterva di pseudoconsigli, sentenze, stereotipi, banalità su alcune città che ho avuto la ventura di visitare in questi mesi. Premetto che la mia ignoranza (geografica e non) è tale che leggerete banalità immani da me percepite come meditazioni profonde sulla vita, l’universo e tutto quanto. Iniziamo con Leningrado.

Mi ha fatto un’enorme impressione stare a Санкт-Петербург (Leningrado per gli amici).
Sarà per tutto il buon Dostoevskij consumato in un decennio, ma è forse la prima volta che in una città avverto non solo una storia enorme, ma anche una storia che non mi appartiene. Insomma, non è Parigi, che è qui di fianco, ma è Pietroburgo, c’erano i Romanov, Rasputin, Pietro il Grande, Lenin, la Rivoluzione. Insomma, la Russia; va bhè, magari sono io…

Entrare in Russia non è per niente comodo: qui, volendo, trovate tutte le informazioni. Vi serve un visto e un invito (hotel ed ostelli provvedono anche a questo). Questo però significa che bisogna preparare il viaggio da prima, ed avere date abbastanza precise. Questo, oltre al fatto che a San Pirtroburgo non arrivano compagnie low cost dall’Europa, ne fa una meta piuttosto sprovvista di turismo giovanile (niente back packers, per intenderci; invece, frotte di comitive over-60, come al solito).

Io sono venuto in pullman da Tallinn (5-6 ore di viaggio per 319 chilometri, Eurolines, 50 euri andata e ritorno), e un paio d’ore le ho passato alla dogana con il militare che mi chiedeva scocciato come mai non parlassi russo (ha anche abbozzato un sorriso, ma non gli è venuto bene). Apparentemente, dovete sapere da subito dove andate, da chi state, quanto e perchè.

L’ostello dove siamo stati si chiama Liteiny, 20 euro a notte per una twin, pulitissimo e decisamente figo, gestori che parlano inglese, gentili e ti lasciano le chiavi. Praticamente un appartamento a più stanze, con 2 bagni in comune. Quasi perfetto. L’unico neo e che non hanno i fornelli, non si può cucinare.

Scordatevi l’alfabeto latino, e pure l’inglese, li potrete usare pochissimo. Sinceramente, se non avessi avuto la Vale (da ora in poi SuperVale) che parlava un po’ di russo, sarei stato in braghe di tela. Imparate almeno l’alfabeto cirillico, non è troppo difficile e serve, davvero.
Anche se biascicherete qualche parola nel loro musicalissimo idioma, non vi faranno spesso la cortesia di capirvi, o di accondiscendere a parlare inglese (che spesso non sanno proprio), o di mostrare un minimo di comprensione per un idiota che prova a parlare una lingua che non
conosce.
L’inglese come immaginate non è lingua neutra, anche se lo sanno non lo vogliono parlare (avvertirete un certo nazionalismo, sappiatelo).
Abbiamo fatto, io e SuperVale, discrete figure di merda (che ne so, per tornello in metropolitana che non scatta o un biglietto che non va) con persone che amabilmente ci gridavano contro qualcosa di initelleggibile. Generalmente, sembrano non amare le cortesie, non sorridono, ti passano davanti alla fila (ma non si arrabbiano se lo fai tu) e hanno un tono che a noi stranieri pare sempre un po’ incazzato.

Personalmente, ero totalmente all’oscuro della cultura e tradizione dolciaria russa: oltre a bere la birra a tutte le ore, sono fissati con enormi, meravigliosi pezzi di torta che mangiano bevendo the e anche fumando narghilè. Ci sono svariate catene per caffè e torte, anche 24/7 (i McDonald, per dire, hanno un sezione apposita), ma anche alcuni internet cafè dove ti servono torta e gelato per una fischiata. Da provare assolutamente.

Sapete già dell’Hermitage, della Prospettiva Nevskij, della Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, di Peterhof. Valgono tutti la pena (ricordatevi la tessera studenti, sconti ovunque e l’Hermitage gratis). Inoltre, buttatevi in ogni chiesa ortodossa che trovate. Le icone sono magnifiche, tra le cose migliori del viaggio. Il monastero Nevskij, di fianco al cimitero Tirkhin è splendido, come anche la Chiesa della Trinità.

La metropolitana vale un giro in lungo e in largo: il biglietto costa poco (20 rubli, meno di 50 cent), e le stazioni sono splendide.

La casa di Dostoevskij non vale i 3 euro scarsi del biglietto, mentre invece quella di Nabokov è un piccolo capolavoro (ci sono anche alcune delle sue amate farfalle), ed è gratis. Per fanatici e per quelli che lo conoscono solo per Lolita.

La birra è ottima e come in ogni paese culturalmente avanzato costa meno dell’acqua. La vodka costa poco di più. Approfittatene. I 24 ore vendono birra sempre, la vodka solo prima delle dieci.

D’estate, le notti bianche sono decisamente affascinanti (a fine maggio, tramontava all’una e sorgeva alle tre…).

Internet non si trova spessissimo, qualche cafè offre la wireless gratis, la maggior parte delle volte è a pagamento. Tu ordini un pezzo di cheesecake e mezz’ora di connessione, e loro ti forniscono entrambi.

I russi odiano dare il resto. Fate in modo di dargli i rubli contati.
Non è uno scherzo.

E’ tutto.

Pubblicato da aubreymcfato

Digital librarian, former president of Wikimedia Italia.

3 pensieri riguardo “San Pietroburgo (o “Leningrado for dummies”)

  1. I russi sono freddi e scostanti finché non li conosci.
    Se arrivi a conoscerli (e qui la lingua però è essenziale), ti posso assicurare che la rozza scontrosità che si riserva allo straniero-imbranato svanisce, e si diventa quasi come uno di famiglia.
    Nonostante il lungo tempo, le mie frequentazioni sono state solo moscovite. Pietroburgo non l’ho mai visitata, ma è nella mia “sooner-or-later-list”.
    Ciao.

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    1. Avrai sicuramente ragione, le mie sono impressioni da turista che è stato pochi giorni. Abbiamo anche incontrato persone genitli, ovviamente. Però, da forestiero, l’impressione che non ti caghino è forte davvero. Poi sarà anche un problema, semplicemente, culturale. Una persona che ti vende un gelato e non ti sorride in Italia non è molto comune, e il tono di voce incazzoso si avverte subito. Probabilmente per loro è normale e ce ne accorgiamo solo noi.

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  2. Sottoscrivo sia Aubrey che G: pare che ai Russi non piacciono i turisti,ma ciò non significa che ce l’abbiano con gli stranieri.
    All’inizio, se parli un russo stentato e non sei uso ai loro costumi, sei un “turista” , e a parte qualche eccezione, troverai molta diffidenza nei tuoi confronti. Ma se impari meglio la lingua, se mostri un interesse maggiore (rispetto a quello del “turista-invasore”)verso il loro Paese, allora puoi guadagnare amicizie e |o rapporti professionali sinceri (cosa che in Italia non è facile).
    Sono sempre stereotipi, ma è quello che mi dicono tutti quelli che in Russia ci lavorano o ci hanno lavorato.
    Mi sembra poi(altra generalizzazione) che gli italiani siano gli stranieri più tollerati in terra di Russia(è quello che ho notato quando giravo per Mosca con i miei compagni provenienti un pò da tutto il mondo).

    Comunque,
    ora che sono tornata a casa , sento già la mancanza del Paese più vasto della Terra.
    (Mi manca) la piazza Rossa con dietro i comignoli della Fabbrica,
    la collina di Vorobyevy Gory, che si spancia sul fiume Moskva ,l’ MGU,
    le fontane e le luci dI gorky park, i ponti,
    le stazioni della metro e i treni ,
    il te alla frutta dopo le cene,
    entrare velata in chiese stracolme di Oro,
    il colore del cielo di Pietroburgo a mezzanotte ,
    stare seduta di fronte al mare|lago di Peterhof
    e sì , quelle maledette torte giganti con il gelato!

    Spero di tornarci presto,
    intanto
    sto postando qualche foto su Flickr(ma poche poche, le altre Aubrey, magari te le passo su un cd qndo ci vedremo…..)

    saluti dalla nostalgica

    ((super)) Vale

    P.S= ci ho pensato solo ora, ma alla casa di Nabokov, sarebbe stato perfetto se ti fossi firmato “Aubrey McFato”, anzichè usare il tuo vero nome.

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