il ruolo di facilitatore può essere esercitato dal bibliotecario in maniera tanto più efficace quanto più vengono offerte alle comunità di riferimento ampie possibilità di partecipazione, rispondendo contemporaneamente a due tendenze emerse in tempi recenti e destinate a diventare ancora più rilevanti nel futuro: la crescita esponenziale dei dati e delle informazioni e la componente sociale dell’apprendimento (supportata dall’evoluzione della rete in senso 2.0).
Ho trovato questa citazione nella recensione di Anna Galuzzi all’Atlas (consigliata da Pierfranco nei commenti, qui).
Secondo me è ottima per evidenziare un aspetto importante: che per far partecipare le persone bisogna dargli spazio, e più si dà spazio più queste persone manifesteranno bisogni, e più il ruolo del bibliotecario (o di chi per lui) si amplia e si diversifica.
Perchè è semplicemente vero che se dai una mano alle persone queste si prendono il braccio.
Solo che a volte è una cosa bella, e ci informa di nuovi bisogni, di piccole o grandi falle nei nostri servizi.
Per esempio.
Quando lavoravo ad AlmaDL, dopo qualche mese mi sono concentrato sulle riviste open access.
È un servizio complesso: la biblioteca digitale (cioè, al tempo, io) offre una piattaforma a gruppi di ricerca e dipartimenti dell’università di Bologna che pubblicano una rivista.
La piattaforma è OJS, e si pubblicano solo riviste in open access, rilasciate con licenza Creative Commons.
Il servizio comprende la formazione (iniziale), il supporto, un helpdesk telefonico e via mail.
Il punto è che, in percentuale altissima, le richieste da parte delle redazioni delle riviste riguardavano cose relative al software, alla grafica, ai DOI, all’editoria accademica, all’open access in generale, al copyright, al publish or perish, alla bibliometria, all’impact factor. Moltissime volte ho dovuto spiegare un paio di concetti di collaborazione online, suggerire l’utilizzo di certi strumenti piutosto che altri.
Tutte cose estremamente tangenziali al mio ruolo, ma, nella mia interpretazione, necessarie perchè questo servizio forse efficace, efficente, compreso, richiesto. Per cui, alla lunga, necessarie a far sì che il mio ruolo avesse senso. Non è un caso che mi sia capitato esattamente di ricoprire alcuni ruoli proposti qui.
Se ad ogni richiesta un po’ off topic si risponde con il classico “Non è di mia competenza“, rischiamo di renderci obsoleti da soli. E credo che questo valga per ogni tipo di servizio, ruolo e professione. Nel caso dei bibliotecari, se le persone non riescono a usufruire dei servizi, magari in parte è colpa dei servizi.
Change is the only constant. Come poi vogliamo rispondere sono affari nostri, basta solo essere coerenti anche se le cose vanno male, ecco tutto.
(la versione nerd di questo post prevedeva l’utilizzo di dimensioni di partecipazione come gradi di libertà, e del fatto che più sono più possono interagire fra di loro. Per cui in un ambiente abbastanza complesso, nuove domande e comportamenti e pattern emergono.)
Io volevo la versione nerd e capire come si supera il chasm senza mandare in vacca il tutto.
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“Per cui, alla lunga, necessarie a far sì che il mio ruolo avrebbe senso.” -> avesse senso
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Cristian cosa vuoi dire con la frase:
Per cui, alla lunga, necessarie a far sì che il mio ruolo avrebbe senso.” -> avesse senso ?
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Era una correzione, avevo scritto male.
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“Tutte cose estremamente tangenziali al mio ruolo, ma, nella mia interpretazione, necessarie perchè questo servizio fose efficace, efficente, compreso, richiesto.”
e quale era il tuo ruolo, per essere diverso da questo?
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Il mio ruolo non era scritto nella pietra, ma a moltissime cose avrei potuto rispondere “non è di mia competenza”, e nessuno mi avrebbe detto nulla. Io gestivo “solo” la piattaforma OJS.
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Grandi spazi luminosi nelle biblioteche sono belli, ma il bibliotecario esiste anche senza una biblioteca fisica.
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…tutti in ansia…tutti la stessa domanda….
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