Di libri, dati e conversazioni

[post urgente e incompleto, ma c’avevo un paio di cose da dire subito, e le ho dette così]

Fra Amazon/Goodreads ieri e Elsevier/Mendeley oggi, pare un brutto momento per i commons digitali.  Perchè le alternative, per i libri, sono veramente poche. Ho letto questo gran articolo di jumpinshark e questo post è praticamente il commento che ho scritto là.

Anobii era un felice esempio di una comunità testarda e ricca che aveva preso possesso di una piattaforma semplice, piena di buchi ma comunque potente (una cosa simile è accaduto a friendfeed (con tante sovrapposizioni di utenti, fra l’altro)(come se in italia ci fosse uno zoccolo duro di utenti giovani e meno giovani, ma colti e con l’amore per il libro (e per il cazzeggio, più e meno intelligente)). Sta morendo, e al momento è un peccato per tutti. Non si vedono molte possibilità all’orizzonte (la nuova versione, attiva in inglese, è praticamente un negozio di ebook, e aNobii come lo conosciamo sarebbe morto). Non sappiamo se Zazie.it (cioè quelli di Bookrepublic) sia o meno  interessato ad aNobii, la sua community e i suoi dati. Secondo me, dovrebbero.

Il problema è che anche sul fronte open non ci sono buone notizie.  Al concorso CheFare era stato proposto Social Book, progetto interessante che però non è mai nato. Ho contattato tempo fa uno degli ideatori, Giancarlo Briguglia, dato che io nel tempo libero avevo pensato ad un progetto praticamente identico. Pare si sia fermato, perchè ovviamente mancano i fondi.

Ancora, so da fonti certe che anche OpenLibrary è in una situazione poco felice: Internet Archive pare poco propenso a continuare il suo sviluppo e al momento il progetto sta cercando di guardarsi intorno e cercare persone/comunità/sviluppatori per ripartire.

Wikipedia, inoltre, viene vista da alcuni come l’unica alternativa a tutto questo. In parte hanno ragione, in parte no.

Questo è perchè Wikipedia è fondamentalmente un’enciclopedia, e non altro. Su Wikipedia vigono principi che constrastano con l’idea di una comunità di lettori che conversano sui libri: il principio del punto di vista neutrale (in gergo, NPOV), il concetto di Enciclopedicità e la regola  “Niente ricerche originali” (i primi tre che mi sono venuti in mente) non permettono ad esempio, un’esportazione diretta dei contenuti di aNobii su Wikipedia: non sono accettate recensioni, nè discussioni sul merito dei libri, e non sono neanche accettati tutti i libri o tutti gli autori. Senza contare che non tutti i dati potrebbero essere liberi.
E’ però sicuramente possibile fare molto per un’integrazione: come ricordava lo stesso jumpinshark nei commenti al suo articolo, molte voci di autori importanti sono assolutamente incomplete, sia di dati che di informazioni. E’ possibile per una comunità di lettori appassionati (come ce ne sono nel Progetto Letteratura) renda complete e ricche le voci wikipediane di letteratura. E’ quello che auspichiamo (e invito tutti a fare).

Purtroppo, ed è un dato di fatto, scrivere su Wikipedia non è scrivere su aNobii: è molto più noioso riportare quello che dicono altri critici su un libro piuttosto che scrivere una personale recensione dello stesso. Questo è uno dei motivi per cui le voci di letteratura su Pedia sono insufficienti (in quantità e qualità). E’ la differenza fra scrivere un saggio o un tema libero. Diverse tipologie di scrittura, difficoltà, utilizzo del tempo libero.

Fra tutte queste cattive notizie, ce ne sono due che mi fanno ben sperare.

A fine aprile aprirà finalmente il progetto DPLA, cioè Digital Public Library of America, la prima vera biblioteca digitale pubblica. nessuno sa in realtà cosa sia, e come evolverà. Possiamo solo stare ad osservare/studiare, e cercare di copiare qualcosa, per creare forse una grande biblioteca digitale pubblica italiana. Un progetto del genere potrebbe riunire in sè la cooperazione di diversi attori: biblioteche, fondazioni, archivi, ma anche semplici utenti, e l’interoperabilità di una moltitudine di progetti open. Potrebbe ricevere recensioni e rating dai lettori, proporre le trascrizioni di Wikisource, utilizzare i dati bibliografici che cercheremo di mettere su Wikidata, linkare a Wikipedia e alle sue informazioni. Potrebbe utilizzare TEXTUS, o Pundit, per le annotazioni. Potrebbe fornire statistiche di lettura utili ai lettori. Potrebbe costruire un’infrastruttura fatta dagli utenti per gli utenti, magari funzionando a donazioni pubbliche e private (come d’altronde funziona Wikipedia).

Quello che secondo me si può fare, e si può fare subito, è entrare come attori all’interno di questi progetti. Noi tutti: lettori, wikipediani, studenti, bibliotecari.

In un certo senso, ci stiamo lavorando, anche se molto alla lontana. Personalmente, ho appena vinto un grant (assieme a David Cuenca) per elaborare una visione strategica di Wikisource[*]. Ci proponiamo di ragionare su progetto, coinvolgere la comunità, seguire gli sviluppi di Wikidata (abbiamo anche fatta una task force per i metadati bibliografici). E’ un primo passo, ma ci sta portanto a conoscere altri progetti e associazioni interessanti (Open Library, Open Knowledge Foundation), e ad esplorare il variegato mondo dell’open (in questo caso, quello legato ai libri). E’ una roba complicata, non ci si capisce niente, ci sono n progetti e n persone interessanti che non sanno l’una dell’altra. Nel mio piccolo, credo che conoscerci e far conoscere sia il primo passo, perchè la tecnologia è là fuori, le competenze pure, basta solo unire i puntini.

Tutto questo sarà necessario, io credo, per avere attori e progetti diversi ma interoperabili, che utilizzeranno licenze e tecnologie libere. Altri progetti potrebbero poi partire da questa piattaforma, e svilupparsi in altre direzioni. Ma è una cosa che va fatta bene (e, ahimè, nel tempo libero). Però ce la possiamo fare.

* se siete interessati, aubreymcfato chiocciola gmail.com. 

Pubblicato da aubreymcfato

Digital librarian, former president of Wikimedia Italia.

13 pensieri riguardo “Di libri, dati e conversazioni

      1. In realtà LibraryThing consente di inserire anche libri italiani e se sono traduzioni di legarli al record dell’opera (Work). Io alcuni libri li ho inseriti. Semmai sono pochi i lettori di lingua italiana ad averlo utilizzato. Probabilmente la scarsa popolarità di LibraryThing presso gli italiani è dovuta al fatto che non ha mai avuto una versione localizzata in lingua italiana come ha avuto Anobii. Ma le differenze in positivo per LibraryThing sono a mio avviso notevoli, a cominciare dal fatto che se parliamo di libri non estremamente popolari, la possibilità di trovare lettori della propria stessa nicchia aumenta notevolmente se la piattaforma di social reading è internazionale come LibraryThing (insomma: la andersoniana coda lunga è più lunga se ci sono più partecipanti da più parti del globo). A me sembra che il maggiore successo di Anobii non si può spiegare con meriti oggettivi ma mi sembra dovuto alla scarsa dimestichezza degli italiani con l’inglese. Forse si potrebbero anche valutare queste piattaforme in base a cose come numero, lunghezza e qualità di recensioni per determinati libri presi come riferimento. Indubbiamente vincerebbe LibraryThing perché è internazionale e quindi i numeri stanno dalla sua parte, così come il vantaggio offerto dai numeri elevati in termini di maggiori probabilità di trovare recensioni di qualità. Su Anobii non è difficile trovarne alcune molto cialtrone. Poi lo so bene che voi avete libri su Anobii e che l’inglese non è un problema.

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  1. È interessante vedere emergere da queste riflessioni una specie di: “peccato che Wikipedia non sia altrettanto ‘social’ come le piattaforme di social reading”. A volte mi è capitato di leggere cose molto interessanti su una serie di Talk in LibraryThing dedicati alla lettura sociale di un libro. Ne ricavavo la sensazione di essere in una specie di salotto spiritoso e intelligente, dove si imparava e ci si divertiva. Ma è anche vero che tra le molte recensioni presenti su LibraryThing e su Goodreads, bisogna cercare con pazienza quelle che contano qualcosa. Insomma: a volte predomina la chiacchiera e questo significa righe e righe di testi con poca sostanza se no del tutto inutili. E allora ti rendi conto che il “distillato” che offre WP è fondamentale.

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  2. E’ possibile trasferire i propri dati da Anobii a Librarything; la caratteristica di quest’ultimo è che importa i dati via ISBN o parole da molti OPAC italiani, mentre credo che Anobii li recuperi da siti commerciali.

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    1. ibraryThing è molto più “library” oriented di Anobii: non solo c’è una versione che offre servizi per le biblioteche, ma hanno incorporato concetti propri della catalogazione come le entità di FRBR e i dati si catturano dagli opac. È anche per questo che non mi spiego il maggiore successo in Italia di una piattaforma meno evoluta come Anobii. O forse erano proprio le caratteristiche più evolute che rendevano LibraryThing meno apprezzato in Italia (per non dire per nulla)?. Leggendo il post LA TRISTE STORIA DEL SOCIAL READING IN ITALIA – PARTE 1 (ANOBII) http://www.minimaetmoralia.it/wp/social-reading-italia-parte-1-anobii/comment-page-1/ si scopre che era in Italia che Anobii aveva raggiunto una particolare popolarità: “La comunità italiana di aNobii era di gran lunga la più numerosa e quotidianamente molto attiva in tutte le sezioni, dai forum alle recensioni”. Ma fuori dall’Italia non piaceva così tanto.

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  3. Infatti; ho conosciuto il promotore di Librarything (di cui non ricordo ora il nome) quando è venuto a Empoli per un seminario. E mi diceva che negli USA il servizio è diffusissimo, come in Italia lo è Anobii. Lui rimarcava molto la differenza qualitativa nella importazioni dei record.
    Per rispondere a @Andrea, LIbrarything prevedere una piccola donazione per avere un accesso senza limiti: “LibraryThing asks for $25 (life) or $10 (year) for over 200 books. If you go to pay, you will discover that you can pay what you want.

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    1. In realtà ho scoperto adesso che la traduzione italiana di LibraryThing è in corso ed è arrivata al 68% del totale: come si vede da qesta pagina: http://www.librarything.com/translations.php dove c’è tutto il quadro delle traduzioni. Meglio di noi francesi (100%), tedeschi ecc. Impressionante l’accuratezza di questa informazione sulle traduzioni e le informazioni ancora più specifiche sulla versione italiana alla pagina http://www.librarything.it/translations.php C’è anche la pagina del gruppo di traduttori italiani: http://www.librarything.it/groups/librarythinginitalia
      Direi che lo stile collaborativo e trasparente di cui dà prova LibraryThing non può non piacere ad Aubrey.
      Il fatto è che non è per niente chiaro come si raggiunge la versione tradotta o come si cambia lingua se si parte dalla versione .com. Non vedo un comando, una bandierina. Ma se is parte da una versione tradotta in alto a destra c’è il comando per cambiare lingue. E arrivare a una versione tradotta in realtà è semplice: per specificare la lingua si specifica il dominio nazionale nella URL: http://www.librarything.it/

      Localized/Localizzato: termine che si usa anche quando si parla dell’attamento di un software a un contesto linguistico particolare: “La localizzazione software è un processo di traduzione dell’interfaccia utente di un software da una lingua a un’altra e l’adattamento della stessa in accordo alla cultura straniera.” http://it.wikipedia.org/wiki/Internazionalizzazione_e_localizzazione#Localizzazione_software Per es. lo si usa per Mozilla Firefox che ha versioni in molte lingue: http://en.wikipedia.org/wiki/Mozilla_localizations

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      1. Il mio problema principale, che sto cercando di risolvere, è quello di riuscire a trasferire al 100% i miei dati. Sia GoodReads che (credo) LT hanno tutti i dati che mi interessano, ma sono io che non riesco a passare da aNobii i miei (l’export di anobii è lungi dall’essere completo e interoperabile).
        Ad ogni modo, sono in contatto con uno sviluppatore, forse riusciamo (riesce) a fare uno script per prendere tutti i dati che servono, e ad renderli dispondibili.

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