Bolaño è uno che scrive, a volte, che pensi quasi al paradiso come il Messico al tramonto (un tramonto che si trasforma in notte, e poi ancora alba e ancora notte, unica alba-tramonto, duplice notte, ciclicamente, per sempre), e pensi di trovarlo lì, a bere mezcal e caffè latte, a fumare nel deserto (idiota, sbruffone, letterario, bellissimo), con i capelli scompigliati dal vento, lo sguardo di chi ha visto tutto, tornato per sorriderti in faccia (non per raccontartelo, ma per stare lì a fumare) e sogni di correre lì e picchiarlo, combattere tutta la notte come giacobbe e l’angelo, e alla fine, stanchi, nell’alba ulteriore, prendergli la testa fra le mani, piangendo, e chiedergli perchè, non è giusto, torna.
Bellissimo.
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Lusingato.
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