Scienza open, o la Buona Babele

E’ un po’ di settimane che nella mia piccola fetta di Internet si discute moltissimo di scienza: a cosa serve (Balbi), ricerca scientifica e blog (Spezia, e Delmastro nei commenti), come scoprire le frodi (scientifiche)(Pievatolo), a cosa serve, di nuovo (Balbi, di nuovo).
Dato che qui si è ossessionati (lo so lo so), io credo che l’Open Access possa aiutare nella soluzione di molti problemi.
Soprattutto considerando l’OA come un aspetto di un movimento più ampio, l’open science, che mira a rendere più aperti, collaborativi e trasparenti vari aspetti della costruzione della scienza: i dati (della ricerca), la pubblicazione (della ricerca), la costruzione di teorie. Se la scienza è costruzione collettiva di verità verificabili (definizione mia, passatemela), più questa costruzione è democratica, trasparente ed aperta, più costruiremo velocemente ed in alto (and THIS is why Wikipedia works).

Ma queste sono sensazioni miei, andrebbe tutto studiato un po’ di più, dovrei leggere seriamente della letteratura a riguardo, insomma fare ricerca. Dato che sono troppo pigro per farlo, vi propongo un paio di fonti, e poi magari ne discutiamo.

Uno è il solito Open Access. Contro gli oligopoli nel sapere, tradotto da Francesca Di Donato (è almeno la terza volta che ve lo ripropongo, non l’avete ancora letto?. Ricordo che la sua discussione del come l’OA possa aiutare i paesi in via di sviluppo mi colpì particolarmente, nel bene e nel male.

L’altro è un giovane ricercatore, Michael Nielsen, che sto scoprendo in questi giorni, e che è una miniera di informazioni, e questo video (TEDx a Waterloo) lo dimostra.
Nielsen e Gowers (matematico, medaglia Fields) si sono palleggiati una discussione, qualche settimana fa, su come cambiare l’attuale modello di pubblicazione scientifica nella matematica (peraltro, è la seconda volta, 2 anni fa una loro interazione aveva portato alla creazione del progetto Polymath (tutto nasce da questo post di Gowers: Is massively collaborative mathematics possible?)(c’è anche il paper)).

Nielsen ha scritto un libro, “Reinventing Discovery“, e vi prometto che è il primo ebook che compro quando fra un paio di giorni mi compro il Kindle.

Pubblicato da aubreymcfato

Digital librarian, former president of Wikimedia Italia.

5 pensieri riguardo “Scienza open, o la Buona Babele

  1. Ah, ti ho preceduto (ho già il malefico kindle!).

    Ma dimmi. Se uno volesse mettere su una rivista scientifica esclusivamente on-line e open. E se uno avesse già dei contatti e dei nomi importanti da mettere nel comitato. E insomma, mancano solo alcuni finanziamenti iniziali e si potrebbe già quasi partire.

    Io credo che sarebbe comunque necessario procedere per passi successivi: i giovani ricercatori hanno bisogno di farsi la carriera, e quindi avrebbero bisogno di una cosa quanto più simile possibile a una rivista “tradizionale”.

    Quindi, secondo me, se uno volesse essere così matto da buttarcisi, dovrebbe far in modo di andare per passi successivi, e quindi sarebbe utile, per esempio, che la rivista OA avesse un ISBN, e fosse indicizzata dai database tradizionali, e insomma, fosse considerata a tutti gli effetti come una rivista, e non come un “sito web”.

    Sai già di qualcuno che l’ha fatto? E quali sono i requisiti minimi? E come si fa ad ottenere un ISBN? ecc.

    Bye!

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    1. Ehi, questa è una consulenza professionale! Nel senso, io adesso mi occupo di questo per AlmaDL, biblioteca digitale dell’Unibo. Noi utilizziamo come software OJS (http://pkp.sfu.ca/?q=ojs), che funziona relativamente bene, è open source ed ha una buona comunità di sviluppatori. Per le altre cosette (ISBN, ecc.) puoi guardare le linee guida del nostro servizio, sono cose che valgono per tutti: http://almadl.cib.unibo.it/servizi/pubblicare-in-rete/pubblicare-in-rete-1/riviste . Tu di che università fai parte? O è un gruppo di ricerca esterno?

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      1. Io sono della Scuola Superiore Sant’Anna:
        http://retis.sssup.it/~lipari

        La cosa mi interessa non in quanto docente della Scuola, ma perché insieme a un collega tedesco, che organizza da anni questa conferenza:

        http://ecrts.eit.uni-kl.de/ecrts12

        abbiamo l’idea di liberarci dalla schiavitù dell’IEEE (che stampa i proceedings) per andare solo OA. Però abbiamo paura che gli autori scappino verso conferenze e riviste più tradizionali perché avrebbero paura di perdere l’indicizzazione.

        Comunque, se è un discorso “professionale”, contattami pure via e-mail che vediamo che si può fare! (qualche soldino per mettere su le cose ci sarebbe).

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