Gc 2, 14-18

Giacomo continua a fare il cattocomunista, con buona pace del satiro di Arcore e delle sue etichette che crede offensive.

Dopo aver esplicitamente estirpato il privilegio dal messaggio cristiano, riaffermando il principato dei poveri, si premura di riportare alla realtà anche il discorso della fede.

Una fede che non ha un corollario pratico, che rimane parola senza applicazione non è fede. Giacomo ridà importanza a Marta, dopo che la comunità cristiana si è un po’ rammollita al monito di Gesù di seguire Maria.

Mi piace pensare che la frase “Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” sia un po’ asimmetrica: mi pare di scorgere un sorriso in colui che ha le opere, ma non sappiamo (per me il testo non è chiaro in questo punto) se abbia la fede. Eppure il suo sorriso sembra quella di chi si sente dalla parte della ragione: sapere di fare il giusto anche senza avere la fede, accoglie e supera una fede atrofizzata, che si dissolve coll’eco delle sue preghiere. Forse Giacomo qui si rivolge, paradossalmente, ai fedeli cristiani indicandogli a modello quei non cristiani che nonostante fossero al di fuori della comunità cristiana ne vivevano meglio della Chiesa lo spirito ed il messaggio. Afferma quasi un primato della buona volontà, quella della Pacem in terris, quella anche laica o agnostica od atea, su una fede-senza-opere.

Con buona pace di tutti gli ipocriti e farisei di questo mondo.

Gc 2,14-18

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

Pubblicato da aubreymcfato

Digital librarian, former president of Wikimedia Italia.

6 pensieri riguardo “Gc 2, 14-18

  1. Penso che ormai sia rimasta la fede (o più spesso qualcosa che viene spacciata per tale, ma che ne è soltanto l’ombra) e poche opere, e spesso queste ultime si trovano al di fuori della comunità cristiana – salvo rare eccezioni, ovviamente.
    Mi sembra anche che il fatto delle opere sia stato uno dei problemi principali dei primi cristiani, e che poi sia passato in secondo piano a favore della fede (forse da Paolo in avanti?) e successivamente dei dogmi con la nascita della chiesa organizzata.

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    1. Può darsi, sinceramente non sono uno storico del cristianesimo nè un teologo. Da semplice osservatore del presente, posso immaginare che tutto questo sia accaduto anche in passato, alla fine la storia si ripete e credo che il messaggio evangelico ponga più o meno gli stessi problemi al cuore dell’uomo, che in certi frangenti non cambia mai. A questo punto, a preme magari ricordare e ricordarmi un messaggio che continua ad essere attuale e scomodo, e per quel che mi riguarda, pertinente con me e con quello che sono. Assurdamente, rileggere queste parole di Giacomo dopo duemila anni rimane attualissimo.

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  2. Giacomo mi ripropone il limite che da nuovissimo convertito sto sperimentando : l’incapacità di aderire completamente al Nuovo Comandamento , alla Nuova Alleanza:Mt 22, 37-40 Gesù gli disse: «”Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. 38 Questo è il grande e il primo comandamento. 39 Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti.Per me , che non amo temporalmente alcuno , sentendomi amato da Gesù Cristo ho ricambiato istantaneamente . Resta , al momento , la debolezza di non amare il mio prossimo , cioè le opere ?!!!

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    1. Caro Pietro, l'”essere amato” è un assioma del credo cristiano, ed il sentirsi amato un corollario che non è sempre facile raggiungere. Il passo successivo, come dici, sarebbe trasferire questo amore che si sente per sè verso gli altri. Dici poco.
      Non è facile, e credimi se ti dico che non è un ‘opera singola, una cosa che raggiungerai da un giorno all’altro. Non è uno stato mentale (non solo), ma una croce quotidiana. Fosse così facile saremmo tutti santi ;-) Buon cammino.

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